L'aspetto più importante di questo libro, oltre alla storia, é mostrare che esiste un modo di lavorare (produrre) in cui si rispetta l'umanità del lavoratore (il suo diritto a esistere come persona) come si rispetta la pietra e la montagna da cui si ricava. Rispetto non vuol dire non usarla, significa non sprecarla, spesso nella saggezza contadina di una volta si trovano valori oggi dimenticati per favorire consumismo e relativi sprechi (che per la gioia dei nostri governi aumentano il PIL e quindi le tasse).
Ora nel mercato del lavoro ci dicono che siamo tutti sostituibili, ingranaggi passivi della filosofia del fordismo. Sarà comodo crederlo forse. Le pietre naturali sono uniche, ogni venatura di ogni piastrella, perché non dovremmo esserlo noi umani? Siamo sicuri che la passione sia un optional del lavoro? Leonardo da Vinci era sostituibile? Il marmo di Candoglia lo è?
Al di là della retorica che potrebbe sembrare un nostalgico richiamo del passato crediamo che anche oggi possa esistere un modello culturale produttivo diverso da quello schiavista nelle sue diverse mimesi (addirittura chiamato comunismo). In Olanda dicono che un dipendente felice lavora meglio, noi potremmo dire che chi ama il proprio lavoro produce beni eccezionalmente migliori di chi lo fa per soldi. Ma nostro malgrado chi ci comanda studia su libri di economia che ignorano l'argomento in favore del massimizzare gli utili subito e adesso a scapito di ogni altra variabile sociale.
Conclusione: se ci mettiamo a fare la guerra dei prezzi alle nazioni schiaviste diventeremo come loro: già adesso vendono in Italia a 1/3 dei nostri costi di estrazione. Concorrere a queste regole significa fallire nel medio termine come illudersi che tutto tornerà come prima o che il nostro stato ci protegga, non noi aziende italiane, noi popolo che avendo dei diritti sociali ovviamente abbiamo un costo della manodopera maggiore volendo retribuire malattie, infortuni, pensioni, assistenza ai disoccupati e cosi via.
Alternative? certo che ci sono. Un perdente trova sempre una scusa, un vincente sempre una soluzione diceva la nonna di una mia amica. Come mai le imprese italiane, nonostante i costi superiori, continuano a vincere alcune commesse estere?
Qualità, unicità, flessibilità, velocità di risposta sono le doti delle piccole imprese artigiane e sono anche i punti deboli delle multinazionali. Inutile tediare il lettore con la differenza tra un gelato artigianale e uno industriale. Le grandi opere d'arte della storia sono state realizzate da artigiani che amavano il proprio lavoro o forse qualcuno crede che la maschera di Tutankhamon sia stata realizzata da uno schiavo appena catturato? Come non vederla come il frutto una tradizione orafa millenaria che ha tramandato soprattutto la passione per il bello e non solo la competenza realizzativa?
Il design si può ridurre a un semplice fatto di buon gusto ed é proprio il design, la moda (o design dei vestiti), il fattore trainante della nostra economia. Nessuno in economia si é mai chiesto perché gli italiani sono leader mondiali della ristorazione e dell'alimentare, risposta semplice tra l'altro, perché ci piace mangiare bene e cuciniamo con passione. Gli economisti parlano di valore aggiunto senza capire che gelato industriale e artigianale sono due prodotti distinti.
Il marmo italiano deve seguire questa strada e smetterla di competere sul costo di una piastrella 40 per 40 facendo il gioco di chi vuole farci mandare fuori giri per poi alzare i prezzi tolta di mezzo la concorrenza (noi).
Ma loro sarebbero riusciti a fare il Duomo di Milano, senza macchine, a mano? Solo la passione e l'amore per il proprio lavoro portano ai capolavori.
Un sentito grazie a chi ce lo ricorda:
CANDOGLIA POLVERE DI MARMO
Autore: Gabriele Reina, editore Omega - Torino, 2008 http://www.ediomega.com/