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QUADRO NORMATIVO SULLA SCIVOLOSITÀ DELLE PAVIMENTAZIONI

16. December 2008 13:15
(last updated: 13. January 2010 13:01)
Pubblicato in MATERIALI, NORMATIVA, TECNOLOGIA

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La determinazione della scivolosità delle pavimentazioni (di qualsiasi tipo e natura) è una questione molto dibattuta e al momento esistono numerose metodiche di prova, da eseguire esclusivamente in laboratorio o indifferentemente in laboratorio e sulla pavimentazione in essere. I risultati ottenuti dalle diverse metodiche purtroppo non sono correlabili tra loro.

Ciò è dovuto al fatto che ciascun metodo impiega presupposti di esecuzione prova molto diversi sia nelle modalità sia nelle proprietà che vengono misurate: il metodo DIN 51130:2004 permette una misura DIRETTA in laboratorio dell’attrito esercitato dalla superficie del pavimento sul pedone (cioè ci sono degli operatori che camminando direttamente sulla pavimentazione testanda determinano le condizioni in cui scivolano), con gli altri metodi invece, si effettua una determinazione INDIRETTA di tale attrito.
Inoltre, sia il metodo B.C.R.A. (detto anche metodo Tortus, nato per le piastrelle ceramiche e in vigore in Italia in quanto richiamato dal DM 236/89 per la sicurezza delle pavimentazioni) sia il metodo UNI EN 12431:2004 (metodo del pendolo, nato per gli asfalti e opportunamente adeguato a pietre naturali e affini) sono applicabili tanto in laboratorio quanto in situ, ma solo per il primo esistono specifici valori limite per valutare la conformità della pavimentazione con i requisiti di legge (l’art. 8.2 DM 236/89), mentre per il secondo il valore “soglia” pari a 35 è riconosciuto solo per le determinazioni in condizioni bagnate. La situazione è davvero molto articolata. Al fine di renderla un po’ più organica, 5 anni fa è stato istituito un apposito gruppo di lavoro, il CEN/TC 339, costituito da tecnici (nella cui lista degli esperti partecipiamo in rappresentanza del Centro Servizi Marmo) e rappresentanti delle assicurazioni.
La finalità del gruppo è la definizione di una metodica di prova univoca ed orizzontale per tutte le pavimentazioni, ma non si è ancora raggiunto un accordo soddisfacente, poiché la correlazione fra i diversi metodi di prova opportunamente modificati si è rivelata inaffidabile.
Al momento si stanno valutando nuove strategie di approccio al problema; comunicheremo appena disponibili gli eventuali sviluppi.

Allo stato attuale quindi i metodi di prova più frequentemente impiegati sono:

1. PROVA SECONDO DIN 51130: è la normativa tedesca che esprime la scivolosità delle pavimentazioni in funzione dell’angolo di scivolamento, poi classificato all’interno di intervalli denominati R9, R10, R11, ecc. In Germania, per ciascuna destinazione d’uso della pavimentazione viene prescritto un determinato intervallo “R”. È l’unica prova di determinazione diretta della scivolosità. Si applica a pavimentazioni di qualsiasi natura (pietre, agglomerati, ceramiche, linoleum, legno, metallo, vetro, ecc.). Si può eseguire esclusivamente in laboratorio da due operatori “tarati” e calzati secondo le prescrizioni della stessa DIN 51130. La prova si esegue su una porzione di pavimentazione (60x180 cm circa) del formato che si andrà a posare, bagnata in superficie con olio a viscosità specifica. Il limite della DIN 51130 consiste nell’impossibilità di verificare in loco tanto le pavimentazioni finite in opera quanto quelle “logorate” dal calpestio, quanto l’effetto “antisdrucciolo” dei giunti.

2. PROVA SECONDO UNI EN 12431: è il metodo di prova previsto dalle norme armonizzate europee per la marcatura CE dei prodotti di pietra naturale per pavimentazioni; esprime la scivolosità delle superfici di pietra naturale come valore adimensionale, in condizioni asciutte e bagnate (acqua). Le norme di prodotto relative alle pietre naturali prevedono il valore 35 in condizioni bagnate come il limite di sicurezza per le pavimentazioni esterne (che quindi devono garantire valori maggiori). Per le condizioni asciutte non sono previsti valori limite di accettabilità. La prova si esegue in laboratorio su provini di dimensioni 20x20 cm (lo spessore è ininfluente), o in loco sulla pavimentazione in opera (soprattutto nel caso di collaudi di pavimentazioni esterne).

3. D.M. 14 GIUGNO 1989 N. 236 BARRIERE ARCHITETTONICHE – PAVIMENTAZIONI: prevede il metodo di prova Tortus-BCRA. È valido in Italia e determina specifici valori limite per valutare la conformità della pavimentazione con i requisiti di legge in merito alla sicurezza. Viene applicato a qualsiasi pavimentazione. La prova è eseguibile sia in laboratorio sia in situ, e permette di valutare il coefficiente d’attrito su tratti di pavimentazione di qualsiasi estensione, sia in condizioni asciutte sia in condizioni bagnate (acqua potabile), simulando calzature di gomma e di cuoio. Come Laboratorio eseguiamo regolarmente questa prova nei seguenti casi: • per qualsiasi pavimentazione finita in opera • a supporto della produzione per l’identificazione delle finiture compatibili con gli specifici requisiti progettuali • in occasione di collaudi di pavimentazioni interne ed esterne, prevalentemente per luoghi pubblici (scuole, ospedali, centri commerciali, stazioni, uffici, caserme, ambulatori, reparti lavorazione, ... ecc) • a supporto dei CTU o CTP nel caso di incidenti (cadute) • a supporto dei produttori di abrasivi e trattamenti superficiali per valutare l’efficacia e la compatibilità degli specifici prodotti

Per ogni informazione su metodi e modalita' delle prove:
LABORATORIO PROVE - CENTRO SERVIZI MARMO S.c.ar.l. – via del Lavoro, 240 - 37020 Volargne, Verona tel 045 68 88 485 fax 045 68 84 849
www.videomarmoteca.it



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