La sintesi di queste differenti analisi fornisce un quadro delle imprese nazionali che esportano e delle imprese straniere che ricercano beni e servizi in Italia. Francia, Germania e Spagna si confermano i paesi più importanti per l'export italiano, per arrivare sino alla Russia e all'India, paesi verso cui l'Italia tende come sbocchi interessanti nel prossimo futuro.
Il settore veronese che maggiormente esporta è quello della lavorazione del marmo (239 operatori), seguito da quello dell'abbigliamento (67 operatori) e della produzione di mobili (58 operatori). In Veneto la vocazione all'export più spiccata si conferma quella di Vicenza (3.986 imprese, l'8% del totale) davanti a Treviso (3.403) e Padova (3.269). Verona precede Venezia (a quota 2.209), Belluno (517) e Rovigo (485). Dal sondaggio risulta che il 37% del fatturato proviene dall'export e oltre il 50% prevede una crescita ulteriore nella quota di fatturato legato agli scambi con l'estero. Il know how e la qualità dei propri prodotti appaiono i punti di forza per emergere sui concorrenti: lo affermano 3 aziende su 4. Al secondo posto si trova la specializzazione, con una particolare attenzione alle esigenze emergenti.
Sempre dall'indagine di Seat Pagine Gialle la Puglia risulta la decima regione italiana per numero di imprese esportatrici (oltre 3.610), con un peso del 2,9% sul totale italiano. La provincia di Bari vanta circa 1.910 operatori con attività di export che rappresentano il 3%. Della totalità delle imprese presenti nella provincia di questi circa il 36% esporta solo verso Paesi dell'Unione Europea, contro una media nazionale del 30%, mentre il 15% esporta solo verso Paesi extra-Unione Europea, contro una media nazionale del 14%. Sono dunque pari a circa il 50% le aziende di Bari che esportano i propri prodotti sia a Paesi che fanno parte dell'Unione Europea che a Paesi extra UE, contro una media nazionale del 56%. Sempre nella provincia barese, il settore che maggiormente esporta è quello dell'abbigliamento (108 operatori), seguito da quello delle calzature (105 operatori). Al terzo posto troviamo il settore della produzione di salotti (40 operatori); al quarto quello della produzione di biancheria ed abbigliamento intimo e quella della lavorazione del marmo con 39 operatori ciascuno).