Lo studio sottolinea le difficoltà competitive e la concorrenza dei Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, Turchia, ecc.), dovute a fattori di carattere generale per le imprese italiane: alto costo della manodopera, dei trasporti e dell'energia, fiscalità e burocrazia, norme ambientali rigorose. A questi si aggiungono il rialzo dei prezzi delle materie prime, l'euro forte e la dimensione ridotta delle aziende nazionali.
Ed è proprio su quest'ultimo punto che insiste lo studio. Delle 362 aziende analizzate, di cui 196 operanti nel campo delle materie prime e prodotti finiti, e 166 in quello dei macchinari, utensili e materiali, il 94% ha un fatturato inferiore o uguale a 25 milioni di euro, mentre quelle che generano ricavi per più di 25 milioni di euro (numericamente il 6% del campione) rappresentano il 59,1% del fatturato complessivo.
Le imprese sotto i tre milioni di euro di fatturato, sono il 44% del campione ma rappresentano solo il 5,5%del fatturato complessivo. Le imprese medio-grandi (sopra i 100 milioni di euro di fatturato) sono soltanto l'1% del campione, ma rappresentano il 40,3% del fatturato complessivo. La dimensione ridotta delle imprese risulta più accentuata nel settore «Materie prime e prodotti finiti», che registrano un fatturato medio di circa la metà rispetto al settore «Macchinari, Utensili e Materiali».
Il comparto sta inoltre subendo una evoluzione strutturale: gli andamenti contrapposti di export ed import confermano il progressivo riposizionamento dell'Italia da Paese di estrazione a Paese di trasformazione.