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SALTRIO: LA LUNA DI VIGGIU'

20. February 2010 16:43
(last updated: 23. February 2010 01:06)
Pubblicato in ARTE

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Saltrio è la patria dei fratelli Marchesi e del Bianco di Saltrio una delle pietre più care alla tradizione lombarda il cui impiego inizia coi romani e perdura per tutto il medioevo, anche in luoghi lontani, come nel Chiostro di Piona (sul Lago di Como), alla Certosa di Pavia, nel Duomo di Lugano, sino ad alcuni impieghi moderni nel cimitero di Staglieno a Genova, a Torino è presente nella stazione di Porta Nuova, al palazzo di Garigliano e nella Mole Antonelliana.

(foto: turisti nelle cave in sotterranea abbandonate)

A Milano è presente al Monumentale, alla Scala, palazzo Litta, il Grand Hotel Et de Milan, Il monumento a Leonardo in piazza Scala, Porta Nuova, Porta Garibaldi, la parte strutturale dell' Arco della Pace e poi il Duomo: gli esterni sono in marmo di Candoglia, ma all' interno la struttura portante è in arenaria di Saltrio. La pietra di Saltrio viene anche detta pietra di Viggiù. Questi due paesi furono terra comasca per secoli ed erano ecclesiasticamente sotto la Diocesi di Como, nel 1927, venne creata la Provincia di Varese; nel 1982 passarono sotto la Diocesi di Milano.
I Magistri Saltriesi avevano lavorato secondo i documenti storici all’Abbazia di Piona e il Chiostro di Voltorre, la Certosa di Pavia, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Milano, il Santuario della Beata Vergine in Saronno, il Sacro Monte di Varese con le sue cappelle, alcuni celebri palazzi di Milano. Molti saltriesi operano tra il 1500 e il 1600 a Roma come il Magister Baptista de Saltrio, Magister Petrus Antonius de Saltri, Maestro Johanni de Marchesis. Giovanni Marchesi tiene rapporti con Michelangelo Buonarroti il quale gli affida alcuni lavori per la tomba del Papa Giulio II. Tra i Bianchi, imparentati tra loro, in particolare sono citati G.B. Bianchi ed Achille Bianchi, scultore. Battista Rusconi fu Console della Congregazione dei Lapicida nel 1591 ed autore di altari.
Ad essi fanno corona: Domenico Marchesi, Domenico De Judicibus (Giudici) "Batta" Marchesi, Orazio Marchesi, Bernardino Marchesi, Giodomenico Antonio Sant’elia. Nel 1515 Pietro Giudici detto "il Cadorago" esegue la statua della SS. Trinità a Saltrio. Corrado da Saltrio opera alle fortificazioni sforzesche in Valtellina e Valchiavenna. Pietro ed Antonio Casabella di Saltrio risulta che si trasferirono a Torino verso il 1780. Essi condussero un laboratorio per la lavorazione di marmi e fornitura di altari e balaustre. A inizio '800 Francesco Paracca con i figli Stefano e Giuseppe vi si recano periodicamente da aprile a novembre per l’esecuzione di opere di rifacimento in pietra di Saltrio, sia all’interno quanto sulla facciata. Ha collaborato anche Giacomo Cassi di Bernardo.

A titolo esemplificativo della densità del loro operare elenchiamo I Magistri Saltriesi, ovvero scultori della sola parrocchia di Saltrio, che hanno eretto altari, balaustre nel solo Canton Ticino (Svizzera) secondo i documenti ecclesiatici:
- Anno 1614: Origlio, Chiesa della B. Vergine e San Giorgio.
Magistro Pietro Giacomo Marchesi fornisce due colonne per la chiesa.
- Anno 1617: Origlio, Chiesa della B. Vergine e San Giorgio.
Pietro Marchesi consegna 78 scalini.
- Anni dal 1647 al 1700 circa, Chiesa di Sant’Antonio di Lugano:
Nell’anno 1647 Domenico e Giacomo Marchesi consegnano 24 scalini.
Nell’anno 1674 Domenico e Giacomo Marchesi consegnano quattro colonne.
Nell’anno 1676 i Magistri Ottaviano Marchesi e Carlo Lucino consegnano pietre lavorate per la facciata.
- Tra il 1750 ed il 1756 viene ampliata la fabbrica del Collegio.
Tra i magistri che eseguirono vari lavori viene citato il Magistro Marsilio Sant’Elia.
- Anno 1700: Gentilino, Chiesa di Sant’Abbondio.
Giudici Bernardo esegue la pila dell’acqua santa.
- Anno 1699: Gentilino, Chiesa di Sant’Abbondio.
Magistro Bernardo esegue la balaustra.
- Anno 1706: Cadro, Chiesa della Beata Vergine e San Giorgio.
Giacomo Donghi esegue la balaustra.
- Anno 1736: Lugano, Chiesa di San Rocco (Cappella della natività).
Magistro Carlo Antonio Giudici esegue la balaustra.
- Anno 1741: Arosio, Chiesa di San Michele (Cappella della Beata Vergine del Rosario).
I Magistri Andrea e Francesco Broggia (Brogli) eseguono la balaustra.
- Anno 1746: Origlio, Chiesa della Beata Vergine e San Giorgio.
Magistro Marsilio Sant’Elia esegue due balaustre.
- Anno 1747: Ponte Capriasca, Chiesa Parrocchiale.
Magistro Marsilio Sant’Elia esegue l’altare.
- Anno 1748: Capolago, Chiesa Parrocchiale.
Magistro Francesco Marchesi esegue l’altare.
- Anni dal 1751 al 1765: Bellinzona, Colleggiata dei SS. Pietro e Stefano.
Nell’anno 1751 Marsilio Sant’Elia e Giacomo Marchesi eseguono la pavimentazione in pietra di Saltrio.
- Anno 1763: Bellinzona, Colleggiata dei SS. Pietro e Stefano.
Giacomo Marchesi e Antonio Giudice stipulano un contratto per la costruzione dell’Altare Maggiore, messo poi in opera con Bernardo Giudice.
- Anno 1758: Rancate, Chiesa Parrocchiale.
Magistro Carlo Antonio Giudici esegue l’altare maggiore.
- Anno 1773: Ponte Capriasca, Chiesa di Sant’Ambrogio.
Sant’Elia Marsilio esegue l’altare.
- Anno 1782: Riva San Vitale, Chiesa Parrocchiale (Cappella della Madonna).
Galli Carlo Antonio esegue la balaustra.
- Anno 1798: Castelvetro, Chiesa Parrocchiale.
Il Magistro Giuseppe Galli esegue come da contratto stipulato con Carlo Rossi di Arzo due altari e due colonne.
- Anno 1822: Lugano, Cattedrale di San Lorenzo.
Gli scalpellini, come sono considerati dall’inizio ottocento Giacomo Cassi e Giuseppe Galli, eseguono la balaustra che fronteggia la piazza della cattedrale.
- Anno 1846: Magadino, Chiesa Parrocchiale.
Lo scalpellino Cassi Antonio esegue l’altare maggiore.

A Saltrio la Rosa Comacina è scolpita nel Monumento dei Caduti nella guerra del 1915-1918 e collocata in alto nei quattro lati e dipinta nelle volte di palazzo Marinoni. (tratto da http://www.comune.saltrio.va.it)
Gli scultori e architetti di Saltio avevano sempre specificato loro provenienza tanto da permettere di definire l' opera dei maestri saltriesi nella storia dell'architettura rispetto ad esempio agli scultori viggiutesi, a dovere di cronaca è meglio comunque ricordare che le piazze parrocchiali di Saltrio e di Viggiù, comuni adiacenti del varesotto, distano appena 900 metri tra loro e i paesi risultano adesso uniti nello stesso agglomerato urbano.



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