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IL VALORE SIMBOLICO DELL'UVA NELL'ARTE E IN SCULTURA

04. October 2010 14:49
(last updated: 04. October 2010 14:53)
Pubblicato in ARTE

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“un grappolo d’uva ha una tale forza simbolica sia pagana sia cristiana da andare al di là della semplice rappresentazione di un frutto - dichiara Attilio Scienza nel suo intervento a Bari in occasione dell’incontro “Valori e valore dell’uva italiana”, organizzato da Bayer CropScience - inizialmente destinato alle mense dei ricchi fino al Medio Evo, con l’età moderna l’uva a tavola esce dai giardini dei signori, divenendo nell’’800 oggetto di una coltivazione industriale, non solo destinata all’autoconsumo o al commercio locale.

L’uva ha sempre rappresentato sulle tavole l’allegoria della ricchezza, e ancora oggi non può mancare a fine anno come simbolo benaugurale di salute, benessere e prosperità. Inoltre, a differenza del vino, l’uva da tavola è apprezzata da tutti, superando ogni barriera culturale e religiosa.” Michelangelo considera l’uva simbolo di vita Da un candido blocco di marmo Michelangelo trae un Bacco giovane e longilineo, dove coesistono due significati allegorici : la morte con la pelle di leopardo stretta nella mano che trattiene un grappolo d’uva, simbolo della vita, furtivamente piluccato dal satirello. La statua, in marmo, alta 203 cm., compresa la base, oggi è conservata nel Museo nazionale del Bargello a Firenze. Ai primi di luglio del 1496 Michelangelo, poco più che ventenne, aveva già acquistato un blocco di marmo di Carrara e realizzò la statua nel giro di un anno. L’opera rivela una padronanza assoluta dell’anatomia, dei mezzi tecnici, dei valori di composizione, armonia ed equilibrio classici, ma anche di sorprendente capacità inventiva, perché creata secondo la fantasia dell’artista, senza derivazione diretta. Una libertà immaginativa potente, sostenuta comunque da una solida conoscenza dell’antichità. Il gruppo raffigura Bacco, ebbro e barcollante, affiancato da un satiro bambino che ride maliziosamente e morde l’uva di nascosto. Rappresenta lo splendido risultato dell’incontro dello scultore poco più che ventenne con l’onnipresente e maestosa bellezza dell’antico in Roma. Cresciuto nella solitudine dei boschi Dioniso pianta la vite e si compiace di vagare, coronato d’edera e di alloro con un numeroso corteo di geni dei boschi. Vero colono dell’umanità insegna agli uomini a coltivare la terra, si fa maestro di più miti costumi e di una vita più socievole e lieta.

Un momento fondamentale della storia dell’uomo si verifica quando arresta il suo nomadismo fermandosi per coltivare la vite, che richiedendo alcuni anni di paziente lavoro prima di offrire i suoi grappoli, induce l’uomo a costruire abitazioni nobilitate dai marmi. Non a caso marmo e vino sono considerati elementi essenziali della civiltà mediterranea: culla della storia dell’uomo. Esiste un’affinità, che alcuni giungono a considerare identità, fra Apollo: che dona ogni felicità ai mortali e Dioniso che dona loro il vino che eccita l’animo, induce al canto delle Muse e ispira alla poesia . Fra le molte virtù di Dioniso eccellono l’altruismo e l’amore per il prossimo che si esprime nell’episodio di Arianna, abbandonata dall’eroe greco Teseo: classica espressione di egoismo, sull’isola di Nasso dove Dioniso la trova in lacrime, la fa sua sposa, e compagna nelle sue peregrinazioni tanto da essere venerati insieme nelle feste del culto dionisiaco. Lorenzo il Magnifico dà un’immagine bellissima di Bacco e Arianna nei primi versi del suo “trionfo di Bacco e Arianna” che inizia con i versi: Quest’è Bacco e Arianna belli e l’un dell’altro ardenti: perché Il tempo fugge e inganno, sempre insieme stan contenti. Queste ninfe e altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuoi esser lieto, sia: di doman non c’è certezza

Dioniso superbamente eretto sul carro trainato dalle tigri aggiogate durante il suo viaggio in India e inteso come deità benefica agli uomini ed al quale si riferivano tutti i benefici dell’agiatezza, della cultura; dell’ordine morale e civile. Purtroppo i ruoli di Bacco e di Sileno, non sempre sono tenuti nelle rispettive posi:ioni tanto diverse. In tempi molto più vicini a noi un maestro dei l’interpretazione dei mondo fiabesco come Walt Disney, ne ha dato un’errata interpretazione errata nel lungometraggio “ Fantasia” confondendo la figura di Bacco con quella di Sileno, ubriaco fradicio dondolante sul piccolo asinello. Cade nell’errore, ahimè molto diffuso, l’autore del Bacco posto a cavallo di una tartaruga nel giardino di Boboli a Firenze Interpretazioni errate che confondono lo splendido Bacco con la figura di Sileno dal ventre enorme, tanto ubriaco da sostenersi a fatica sopra un asino, descritto ironicamente da Francesco Redi nei versi del “ Bacco in Toscana “ e sul destrier dei vecchierel Sileno caval cando a ritroso ed a bisdosso, da un insolente satiretto osceno con infame flagel venga percosso
La Bibbia considera l’uva simbolo di abbondanza e fertilità.
Sul lato destro della facciata del Duomo di Milano è raffigurato il trasporto del grosso grappolo d’uva che gli esploratori portarono a Mosé come segno della fertilità e dell’abbondanza della terra promessa. Dopo molte traversie, riferisce il Libro dei Numeri 13-14, gli Israeliti dal Sinai giunsero all’oasi di Kades-Barnea ove sostarono a lungo. La regione del Negheb, che era il lembo meridionale della terra promessa, non era molto lontana. Il Signore disse a Mosé: “Manda un uomo per ogni tribù ad esplorare il paese di Canaan che sto per dare agli Israeliti”. Mosé dunque inviò uomini ad esplorare il territorio dicendo loro: ”Salite attraverso il Negheb alla regione montana ed osserverete che paese sia, che popolo l’abiti se forte o debole..... come sia il terreno, se fertile o sterile, se vi siano alberi o no. Siate coraggiosi e portate frutti dal paese”. Era il tempo in cui stava maturando l’uva; e gli esploratori, giunti sino alla valle di Escol, tagliarono un grappolo di uva e lo portarono a Mosé riferendo come quel paese fosse ricco e fertile.
Giovanni Staccotti


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