Rispetto ai tempi del primo Rapporto (1990), la produzione mondiale in volume è aumentata di circa quattro volte, alla luce di una domanda in forte crescita, supportata da uno sviluppo tecnologico senza precedenti, ed ha ascritto un'espansione notevolmente superiore a quella del sistema economico considerato nel suo complesso. Il materiale estratto, al netto degli sfridi di cava, ha raggiunto un volume nell'ordine dei 40 milioni di metri cubi. Dal canto suo, l'interscambio, consolidando il carattere di struttura portante del settore, è pervenuto ad oltre 41 milioni di tonnellate, con un aumento, parimenti, di oltre quattro volte, eliso soltanto marginalmente dalla flessione del 2009 che ha interrotto un trend di costante ascesa.
Il XXI Rapporto esprime valutazioni mondiali che possono compendiarsi nella permanenza di un diffuso stato di salute, esteso alle tecnologie ed ai beni di consumo, pur dovendosi tenere conto delle differenze strutturali insiste nella loro domanda. Detto questo, e preso atto della crescita impetuosa fatta registrare dai Paesi in via di sviluppo e segnatamente dalla Cina - che oggi vanta una produzione superiore ai 30 milioni di tonnellate non comprensiva dei cosiddetti materiali poveri, ed un'incidenza del 29 per cento sul totale mondiale contro il quattro per cento del 1989 - è naturale attirare attenzioni specifiche sulle condizioni dell'Italia, la cui vecchia leadership produttiva appartiene alla storia: ormai la sua estrazione è stata superata, prima dalla stessa Cina, e dopo anche da India e Turchia.
L'Italia è riuscita a conservare, sia pure tra crescenti difficoltà, il livello produttivo del 1989, con circa sette milioni e mezzo di tonnellate, ma il suo share è sceso da un terzo del totale all'odierno sette per cento. Nell'export, il consuntivo italiano è conforme a quello della produzione: il volume del 2009 supera di appena due punti quello di venti anni prima, ma evidenzia un forte calo nel corso dell'ultimo triennio. L'occupazione, invece, è scesa del 21 per cento, con una perdita annua di oltre un punto, e si è attestata intorno alle 60 mila unità, confermando, quale residuo punto di forza, uno storico primato nella produttività del lavoro. Condizioni critiche analoghe a quelle in essere per i materiali riguardano anche le produzioni italiane di macchine e di beni strumentali per marmo e pietre, con flessioni notevoli delle rispettive quote di mercato.
Alcune fonti, commentando i consuntivi più recenti, relativi al primo semestre dell'esercizio in corso, hanno diffuso considerazioni quasi ottimistiche, perché rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente l'export italiano di grezzi è aumentato del 27 per cento (soprattutto, grazie alle vendite di blocchi in Cina), ma sta di fatto che quello del manufatto ha recuperato appena l'uno per cento, e cioè una quota minima delle perdite pregresse, senza dire che l'import di lavorati, proseguendo nell'ascesa in atto da tempo, è aumentato di 13 punti. In altri termini, la politica del valore aggiunto non esiste e la concorrenza estera continua ad acquisire quote di mercato anche nella domanda domestica del prodotto finito. In queste condizioni, parlare di ripresa italiana, come si è fatto in occasione dell'ultima Marmomacc, è un palese paralogismo destinato, nella migliore delle ipotesi, a creare inutili illusioni e nulla più.
L'aggregato lapideo nazionale deve tuttora acquisire una consapevolezza critica più matura dei suoi limiti e delle sue opportunità, a cominciare da quelle in chiave di investimenti produttivi e promozionali. Il XXI Rapporto, per quanto gli compete, intende portare un contributo costruttivo a questo processo di documentazione e comunicazione, più che mai necessario quale strumento di uno sviluppo certamente perseguibile.
Carlo Montani
Il volume può essere richiesto a Aldus - casa di edizioni in Carrara (costo 38 euro)
per informazioni carlomontani@alice.it