In tutta sintesi, le migliaia di informazioni economiche contenute nel volume permettono di affermare che, sebbene il 2009 sia stato un esercizio particolarmente critico, marmo e pietre continuano ad ascrivere un trend positivo grazie all'ottimo comportamento dei Paesi leader ed in primo luogo, di Cina, India e Turchia. In Italia, invece, la congiuntura induce rinnovati motivi di preoccupazione, elisi in misura solo marginale dalla piccola ripresa che si è registrata nel primo semestre del 2010.
Rispetto all'epoca in cui il primo Rapporto vide la luce, l'Italia ha perso parecchie posizioni, tanto da essere retrocessa sul quarto gradino mondiale sia nella produzione che nell'export. Il problema di fondo, che non è del solo settore lapideo ma di buona parte dell'economia nazionale, è di natura politica, perché in Italia manca la fiducia, ed in conseguenza la propensione ad investire è ridotta, senza dire che il comparto, atomizzato in un alto numero di piccole aziende, avrebbe bisogno di un'adeguata struttura organizzativa e di un'efficace collaborazione tra le forze sociali: due fattori critici che riducono la competitività e costituiscono una strozzatura a danno dell'intervento istituzionale.
Il confronto di lungo periodo è fondamentale e permette di scoprire che la produzione mondiale è cresciuta di oltre quattro volte nel ventennio, mentre quella italiana è rimasta stazionaria; ovvero, che la quota di mercato del prodotto finito nazionale è scesa da oltre un terzo a meno di un decimo, perdendo significativamente anche in cifra assoluta, mentre cresce in modo abbastanza regolare l'import di manufatti.
Dopo la presentazione dell'estensore, Carlo Montani, che ha posto in luce i contenuti essenziali del Rapporto, si è sviluppato un interessante dibattito, a cui hanno partecipato esponenti del mondo scientifico, politico ed imprenditoriale.
L'Assessore provinciale Paolo Baldini, a cui si deve l'iniziativa dell'incontro, ha sottolineato l'opportunità di ampliare la conoscenza dei fenomeni per poter intervenire più consapevolmente, in specie a vantaggio della cosiddetta terziarizzazione virtuosa, capace di promuovere valore aggiunto e di incentivare la collaborazione tra imprese.
Nicola Bellini, Direttore dell'IRPET (Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana), ha affrontato il tema della concorrenza, ravvisando la necessità di un confronto capace di puntare su produzioni affidabili, in grado di crescere anche nel lungo termine, e sulla rivalutazione della professionalità: bisogna fare un esame di coscienza e riconoscere che a volte non si è stati in grado di valorizzare al meglio le risorse del territorio, cosa che altrove ha avuto luogo in misura eccellente.
Il Presidente del Distretto lapideo di Carrara, Nicola Lattanzi, ha sostenuto la necessità di supportare tutta la filiera produttiva, a livello di ricerca, di industrializzazione e di promozione. Ciò, nel quadro di una condizione operativa ampiamente eco-sostenibile, e di un carattere originale per cui la risorsa lapidea è rimasta la sola a consentire la valorizzazione di un prodotto del sottosuolo. E' necessario, inoltre, superare le discrasie che talvolta si sono manifestate anche nell'ambito distrettuale, e muoversi con minore lentezza nel perseguimento di obiettivi condivisi.
Roberto Bruno, docente di Ingegneria Mineraria all'Università di Bologna, si è soffermato sui forti limiti di ricerca e sviluppo, nonostante la disponibilità di adeguati strumenti scientifici, e sulle carenze di cui il lapideo soffre, in questo senso, nei confronti di materiali concorrenti. La stessa politica settoriale dei Marchi appare sostanzialmente nominalistica.
A tale argomento si è richiamato Alessandro Caro, Presidente di Confindustria Carrara, che ha ricordato come sulle Apuane insista uno dei più grandi giacimenti marmiferi del mondo, ma nello stesso tempo, come le iniziative consortili siano state comprese soltanto da un numero minoritario di operatori. Il clima economico non aiuta, ma le Istituzioni potrebbero fornire un avallo efficace, non solo con gli interventi finanziari e promozionali, ma anche con l'intento di ridimensionare ed elidere contrapposizioni antistoriche certamente pregiudizievoli.
Altri operatori hanno insistito sulla necessità di potenziare le strutture e di superare i contrasti fra escavazione e trasformazione, senza trascurare gli investimenti nella ricerca (Pezzica), mentre da parte del momento scientifico si è posto l'accento sul ruolo, comunque funzionale, di un export dei blocchi verso mercati che altrimenti non sarebbe facile raggiungere col manufatto (IRS).
A tutti hanno replicato dapprima Bellini, invitando le forze trainanti del settore ad un impegno di reale ed efficace coordinamento, alla valorizzazione delle strutture di ricerca già disponibili come quelle universitarie, ed agli investimenti in credibilità; infine, Montani, auspicando una convergenza d'intenti, convinta e matura, tra imprese, forze sociali ed Istituzioni, onde tutti sappiano valorizzare al meglio i caratteri autentici di una professionalità come quella del marmista, fatta di creatività, duttilità e fantasia. Se non altro, per avere il conforto di avere fatto davvero tutto il possibile, per superare una congiuntura che resta obiettivamente difficile.