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IERI E DOMANI LA PIETRA IN ARCHITETTURA

04. August 2006 16:56
(last updated: 19. March 2008 18:16)
Pubblicato in ARCHITETTURA

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La pietra naturale, storica protagonista della città italiana sotto la guida di antichi maestri e abili artigiani, ancora in tempi recenti è stata confusa come simbolo di ufficialità, retorica, monumentalismo, ricchezza e, a volte, anche quello del cattivo gusto e dall’ostentazione priva di contenuti. Marmi e graniti così rappresentanti sono scesi ad un ruolo minore, secondario nelle complessità del disegno del progetto, anche se in realtà è molto cresciuta nel suo sviluppo tecnologico e nella ricerca scientifica garantendo qualità, costi, praticità di messa in opera e funzionalità che hanno dato origine a tendenze estremamente moderne per il materiale più antico.

La pietra naturale, storica protagonista della città italiana sotto la guida di antichi maestri e abili artigiani, ancora in tempi recenti è stata confusa come simbolo di ufficialità, retorica, monumentalismo, ricchezza e, a volte, anche quello del cattivo gusto e dall’ostentazione priva di contenuti. Marmi e graniti così rappresentanti sono scesi ad un ruolo minore, secondario nelle complessità del disegno del progetto, anche se in realtà è molto cresciuta nel suo sviluppo tecnologico e nella ricerca scientifica garantendo qualità, costi, praticità di messa in opera e funzionalità che hanno dato origine a tendenze estremamente moderne per il materiale più antico. Pietra naturale sta a significare un valore estetico-culturale che indica già il successo con innumerevoli esempi molto evidenti nelle grandi città americane ed estremo orientali dove, in un susseguirsi di episodi salienti, si é diffusa una più pregevole e raffinata nuova cultura architettonica. E’ questa preferenza di molti architetti e progettisti di tutto il mondo manifestano, che oggi guida lo sviluppo incessante delle industrie del marmo veronesi dinamiche ed attive anche nel ruolo guida della tecnologia di lavorazione e nelle innovazioni del prodotto in usi appropriati a tutte le tendenze e alle disponibilità finanziarie. Infatti oggi gli affinati sistemi di lavorazione e di ancoraggio permettono, e permetteranno ancor più in futuro, la realizzazione di rivestimenti di qualsiasi edificio, risolvendo allo stesso tempo antichi problemi produttivi tecnici e di cantiere. La diversa lavorazione delle superfici in varie graduazioni dal ruvido al lucido offrono raffinati risultati cromatici anche in un solo tono di colore o in unione con altri materiali anche non lapidei come il legno, l’altro materiale della storia dell’uomo, e con il vetro, l’ultima tendenza della modernità che ha gli stessi riflessi della pietra naturale con il quale si divide solo tra trasparenza e opacità. Ma la pietra naturale a differenza degli altri materiali non è solo il trattamento di una superfice, ma anche una forma che si può plasmare per mano dell’arte degli scalpellini, o in forma anche ripetitiva, per l’azione dell’ultimo risultato della ricerca dell’impiego della tecnologia diamantata o del finissimo getto d’acqua ad altissima pressione. Come per la meccanica generale, anche l’industria lapidea si avvale di moderne attrezzature a controllo numerico operanti su più assi con risultati difficilmente eguagliabili con altri materiali. L’ultima frontiera della ricerca tecnologica è, al tempo stesso, lo stimolo per i progettisti alla ricerca di nuove forme di applicazione in un susseguirsi di risultati che confermano un utilizzo pressoché infinito dei marmi e dei graniti dall’uso strutturale rimasto a testimonianza della monumentalità, a quello superficiale della moderna edilizia, alle forme artistiche e di arredamento che occupano un sempre maggiore interesse. La tecnologia dello spessore sottile, oramai arrivata ad offrire esteticamente anche l’impensabile trasparenza della pietra, ne consente l’impiego anche negli interni, rafforzando una volta di più la incomparabile versatilità che, pur essendo il più antico materiale del mondo, continua a proporsi superando le mode mantenendo costante il principio di pietra come elemento perpetuo di distinzione per l’intero progetto. Però questo rimane quasi sempre confinato in mostre e convegni troppo specifici per assicurare ed incrementare, allo stesso tempo, la produzione. E’ per questo a molti la pietra appare come un materiale affascinate, ma abbastanza sconosciuto anche perché da anni non si insegnano più le tecniche d’impiego dei materiali e l’industria lapidea italiana non è mai prodiga di notizie come, ad esempio, sanno ben fare nel settore ceramico proponendo proprio le innumerevoli imitazioni. Fortunatamente architetti e costruttori non sono più arroccati in quelle posizioni polemiche e di rifiuto assunte da alcuni Maestri degli anni ’30 che ritenevano, la pietra naturale, un materiale obsoleto o un ostacolo alla libera espressione del proprio linguaggio. Un vigoroso intervento in favore del marmo lo firmarono una decina d’anni fa lo scultore Giacomo Manzù, il presidente del Consiglio Nazionale delle arti Antonio Maria Guarneri, l’architetto Paolo Portoghesi, insieme a Augusta Monserini, direttrice della Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma, all’architetto Marcello D’Olivo ed al preside della facoltà di Architettura di Venezia Luciano Semerani, nella persuasione che molti architetti di allora esercitavano la professione escludendo l’impiego di marmi, di pietre, di graniti e di porfidi nelle loro progettazioni soprattutto per mancanza di informazioni. Contro questo avevano costituito un apposito comitato allo scopo di introdurre la cultura dei marmi nelle facoltà di architettura, nelle accademie e nelle scuole per geometri, ma senza successi visto che tuttora questa materia non fa parte degli studi. Nel presentare la campagna di sensibilizzazione era anche stato detto che “se gli architetti e gli scultori del passato, sbancando monti di marmi hanno lasciato in eredità, città definite universalmente le più belle del mondo, cioè un’eredità che ha incantato e, fatto sognare tutta l’umanità, ciò era dovuto al fatto essenziale che gli architetti del passato erano architetti dotati di grande sensibilità cioè erano architetti del pensiero e non delle belle pensate”. In questo richiamo si trovano tutte le risposte necessarie; sta di fatto che la storia dimostra che nessun processo può considerarsi irreversibile. Ma è necessario intervenire, in questo caso favorendo lo sviluppo delle innovazioni tecnologiche nelle lavorazioni, nelle sperimentazione di diversi modelli di supporto, nella ricerca coordinata università-industria. La soluzione non sembra difficile, ma non è successo più niente ed i problemi della produzione sono rimasti e sono tuttora separati da quelli che riguardano l’architettura in quanto espressione. Progettisti e costruttori non possono comunque rimanere indifferenti agli stimoli e alla disponibilità che provengono dal settore che ora propone un materiale non più rigido, ma plasmabile, ad ogni immaginazione del progettista. E’ anche un’espressione contro la standardizzazione, elemento negativo della civiltà dei consumi condizionati dal meccanismo inflessibile costi-produzione tecnologia sul quale si basa proprio la concorrenza più agguerrita del marmo e del granito. Molti tra i contemporanei, appaiono in vario modo sostenitori e partecipi di una cultura ben diversa che riafferma il vero valore e la funzione di continuità del marmo attraverso la storia, quale metodo per garantire continuità. Ogni tema è stato analizzato come occasione isolata più che una tendenza per garantire una vera ricerca della perfezione qualitativa. Fra questi progettisti emerge Carlo Scarpa, architetto veneziano di fama internazionale molto attivo a Verona nella guida di una progettazione che prende forma con il dominio della luce sul materiale. Una incomparabile capacità nel conoscere le proprietà dei materiali, nella finezza delle lavorazioni senza nessuna casualità con chi costruisce i suoi progetti lavorando il marmo con le più avanzate tecnologie. L’esempio è naturalmente la sede della Banca Popolare di Verona che occupa nel contesto urbano veronese un ruolo primario di perfetta fusione tra la millenaria storia della pietra che ha fatto la città ed il moderno disegno che scaturisce da questa tradizione.



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