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PROTETTIVI NANOTECNOLOGICI PER PIETRE NATURALI

04. June 2009 13:20
(last updated: 04. June 2009 13:32)
Pubblicato in TECNOLOGIA, RESTAURO

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Si tratta di una nuova scienza di base, nanotecnologia deriva da nanometro, ossia un milionesimo di metro, che non è confinata in una nicchia di mercato come le biotecnologie, ma è trasversale con ricadute su tutte le industrie. Chi percorre l’autostrada Milano Bergamo poco dopo il casello di Dalmine corre parallelo ad una lunga costruzione non ancora completamente finita chiamata Kilometro Rosso. Qui sta sorgendo un polo avanzato di ricerca delle Nanotecnologie e della meccatronica, ma la prima novità arriva dal mondo delle nanoparticelle per la realizzazione di superfici di nuova generazione praticamente infinite su tutti i materiali. Le tecnologie del vuoto sono già utilizzate da alcune grandi industrie, ma l’obiettivo della start-up è renderle accessibili anche a piccole e medie aziende.

Sempre all’interno del Kilometro Rosso stanno iniziando le attività del consorzio Intellimech, la più importante iniziativa privata italiana nel campo della meccatronica, settore d’avanguardia che fonde meccanica e design nel produrre gli oggetti più diversi. E’ anche allo studio una tecnologia di deposizione al plasma di nanofilm per proteggere le superfici più diverse, dai metalli al marmo e al legno, Sviluppata da una microimpresa proprio nel parco di Dalmine è diventato il laboratorio di ricerca e sviluppo di molte piccole imprese del territorio per distinguere il proprio prodotto sul mercato e per tagliare i costi. Sul fronte delle tecnologie ambientali le applicazioni si sviluppano nell’utilizzo di gas per la depurazione e il trattamento dei rifiuti, una piattaforma integrata per la produzione di biogas, energia, calore e fosforo, sviluppata appositamente per le aziende agricole con lo scopo di ridurre i costi dell’energia e dello smaltimento.
La nanotecnologia agisce sulla natura delle connessioni fra gli atomi, dalla quale risulta la proprietà della materia. Gli strumenti di questa tecnologia consistono in “macchine” microscopiche in grado di agire su singoli atomi. Le ricerche si orientano nell’assemblaggio di atomi e molecole in maniera automatica come avviene in natura. Nell’applicazione industriale la nanotecnologia è un seme che contiene un “nanocomputer”, vale a dire un processore in possesso di un meccanismo logico su scala atomica, della capacità di 1 miliardo di bytes stivato in 1 micron cubico, pari a 1 millesimo del volume di una cellula umana. La prima generazione di assemblatori, delle dimensioni di 1 submicron, si moltiplicherà esponenzialmente duplicando se stessa. La nanomacchina-seme sarà iniettata in un fluido viscoso contenente migliaia di miliardi di nanomacchine “assemblatrici” generate da quella prima, singola copia, ciascuna con il proprio nanocomputer, che agiranno seguendo le istruzioni del piano. Questa seconda generazione di macchine costruirà il prodotto finito vero e proprio, muovendosi agevolmente in un liquido che trasporterà anche le materie prime e fungerà da raffreddamento. L’energia sarà fornita dal sole, come dimostra quella straordinaria forma di nanotecnologia che è la sintesi clorofilliana.Una risposta che già unisce 70 aziende e circa 80 ricercatori con 60 nuovi progetti.
Il paradigma introdotto nel 1959 dal padre-fondatore delle nanotecnologie, Richard Feynman, si basa su una nuova concezione della fisica e della chimica per cui è possibile manipolare le proprietà dei materiali a livello molecolare e su ciò si basa l’obiettivo di migliorare la competitività anche nel lapideo promossa anche in Italia ad esempio con il progetto “Trasla” una rete di valutazione per il trasferimento tecnologico coordinato dalla Internazionale Marmi e Macchine di Carrara per rendere più competitiva l’estrazione e la lavorazione coinvolgendo Università, Istituti, ricercatori privati nel creare una banca dati dei progetti e delle ricerche già avviate, confrontate con le necessità della produzione.

Gli argomenti finora trattati sono la sicurezza delle macchine a filo diamantato, i trattamenti per scongiurare definitivamente il pericolo di macchie sul marmo e di piegamento delle lastre che verrebbero trattate impiegando rivoluzionarie nanotecnologie, la finitura superficiale con tecnologia water jet, marcatura laser di riconoscimento automatico di materiali lapidei, le scansioni ad alta risoluzione per e archiviare immagini digitali di lastre. Come internet , le nanotecnologie sono nate in ambito militare, grazie ai finanziamenti pubblici all’industria della difesa statunitense, e ora si stanno diffondendo in altri settori. A differenza di Internet, però, non seguono la filosofia del “tutto gratis”, ma hanno un valore difendibile con brevetti. Inoltre, richiedono competenze non comuni, come prova il fatto che nei consigli di amministrazione delle società siedono molti Premi Nobel. Infine, è una tecnologia molto persuasiva perché applicabile in qualsiasi ambito di attività. Nel 2005, l’UE ha pubblicato un piano d’azione (20 05-2009) che definisce una serie di azioni necessarie per “l’attuazione tempestiva di una strategia sicura, integrata e responsabile con proposte relative alle modalità di sviluppo di standard comuni, alla promozione delle nanoscienze.
Anche nella posa dei prodotti lapidei e nel loro mantenimento si parla sempre di più di nanotecnologie e del possibile
grande ventaglio di impieghi anche nel settore lapideo, ma finora l’argomento di alto rigore scientifico è rimasto limitato ai ricercatori.

Uno di lavori che maggiormente occupa il lavoro del marmista è quello dell'incollaggio e della stuccatura. Decisamente una fase delicata perchè in questo non c'è macchina o esperienza che tenga, ma la qualità del mastice che usa. Quando si trova quello adatto si è certamente risolta una parte del lavoro, e questo ovviamente vale anche per il materiale lapideo quando il colore del mastice maggiormente gli si avvicina.

Alcune soluzioni sono già attuali nel campo della chimica disponibile per i prodotti lapideo. Bellinzoni, l’industria chimica milanese nota dal 1937 per il suo “preparato speciale per lucidare i marmi e i graniti”, il barattolo rosa per intenderci che tutti conoscono tanto che dopo settant’anni si accompagna ad un centinaio di prodotti specifici come la recentissima “nanotech line” studiata specialmente per preservare le pietre naturali, diminuire i rischi di danneggiamento e aumentare, allo stesso tempo il mantenimento. I migliori risultati del prodotto nanotecnologico sono stati spiegati dallo staff tecnico della Bellinzoni lo scorso 21 febbraio ad un gruppo di marmisti e posatori. Quattro ore di dimostrazioni pratiche, di applicazioni, di risultati ottenuti e di test effettuati presso laboratori esterni, come quelli riguardanti il notevole incremento di durezza “Knoop” registrati sul Bianco Carrara dopo i trattamenti.
con il prodotto lucidante Duralbrill Nanotech e Duralmax con le stesse caratteristiche, ma con l’effetto opaco. A titolo informativo ricordiamo che il valore di durezza del Bianco Carrara che con questo trattamento raggiunge il valore di 1966 HK (come paragone 820 HK il quarzo, 2480 HK, carburo di silicio, diamante 8000 HK).

Il test di durezza Knoop è una prova di microdurezza, cioè un test per durezza meccanica usato particolarmente per materiali molto fragili o fogli sottili, dove può essere eseguita solo una piccola incisione utile per gli scopi del test stesso. Una punta di diamante a forma piramidale viene premuto sulla superficie levigata del materiale in prova con una forza nota, per un tempo specifico; si misura poi la grandezza dell’incisione risultante con un microscopio. La formulazione esclusiva del Duralbrill e del Duralmax a base di speciali componenti nanotecnologici consente di lucidare marmo, terrazzo, agglomerato incrementando notevolmente la durezza superficiale riducendo il rischio di danneggiamenti dovuti all’abrasione da calpestio.
L’interesse per questi argomenti è ampio e strategico perché si pongono al termine dell’intera filiera lapidea come valore conclusivo di tutto il processo di lavorazione. Ampio quindi l’interesse di posatori, levigatori e manutentori presenti all’incontro con domande sui tipi di detergenti, pulenti, assorbenti di macchie e di ruggine, idro e olio repellenti, i protettivi antispray compresi e naturalmente le cere, ma queste ultime già conosciute perchè il settore le tramanda da decine d’anni da padre in figlio.



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